mercoledì 3 giugno 2015

Care insegnanti (momento di riflessione)

Cara maestra, cara insegnante, 
ci ho pensato tante volte prima di scrivere questa lettera, perchè ci sono state troppe cose non dette, cose che sono importanti.E pesanti. E perchè le parole possono essere piume o pietre, e dovresti saperlo bene.
Ma ora credo sia il momento di dire la mia, pure se oggi c’ho i neuroni e i congiuntivi in sciopero. 

Cara maestra che pensi di valere troppo per andartene in pensione pur potendolo fare, e arranchi senza riuscire a star dietro al mondo che cambia, quando affermi “ho un carico pazzesco di lavoro, le colleghe non collaborano, non mi danno compresenze” forse hai bisogno di fermarti a pensare un attimo e guardarti bene intorno. Ti sei mai chiesta quante delle tue colleghe siano precarie, magari proprio quella con cui stai gomito a gomito in mensa, quella che si macina km. fra treno e auto, a cui genitori allucinanti fanno richieste assurde ma che cerca sempre di aiutare tutti? L’hai mai notata quella accanto a te, che fa la supplente o il sostegno e non si è lamentata tutto l’anno? Si è fatta un mazzo pazzesco a riunioni, consigli e comizi ancora un po’…Vive a 80 Km. da qui e se lo fa è perché ci crede, nel suo mestiere-barra-missione. Però la capisco se poi gettala spugna per la disperazione di sentirsi ogni giorno un pò di più un Don Chisciotte contro i mulini a vento. 
Cara maestra sempre sull'orlo di una crisi di nervi scolastica, fai un favore a tutta la categoria: tu che puoi, ma vai, vai in pensione o dove ti pare e lascia il posto a chi vuole realmente insegnare. Hai sempre da ridire su tutto, mai una critica costruttiva e poi ti arrabbi quando scopri che ti chiamano Orchite Selvaggia. Se una se le cerca...
Care (diminutivo di Carogne) Maestre Riunite della classe di Figlio, avrei giusto due o tre rospi da sputare con voi.
Cara MaestraSòFiga, che ti sei lamentata da inizio anno che “ti hanno messo per forza tre extracomunitari da italianizzare” ti manda tanti saluti tuo zio. Quello che è emigrato in America anni or sono, dove ha cercato disperatamente di inserirsi sentendosi molto spesso uno straniero in terra straniera, nonostante mandasse i suoi figli a scuola e lavorasse come un dannato. Quello che potrebbe insegnarti molto dalla sua esperienza diretta, pure se ha la terza elementare e tu con tutta la tua roboante specializzazione (ma che per tua stessa ammissione "non utilizzata perchè non ho mai esercitato") ancora non hai realizzato che erudizione non è sinonimo di cultura. 
Cara Maestra Pitbull, che mi dici che io “non so cosa vuol dire far questo lavoro, ci sono sempre bambini difficili” perché non provi a pensare che magari non è il lavoro che fa per te? 
Che il vostro sia un lavoro malpagato, difficile e  che ti fa invecchiare precocemente me lo fai sempre notare, anzi pesare. Però hai provato a osservare oltre il prato della scuola di fighenzia, ti sei mai guardata intorno? Quando mi dite che avete i vostri motivi per lamentarvi, che gestire classi “ai tempi d’oggi” equivale a farsi ascoltare da una gang del Bronx, che vi pagano un tozzo di pane a confronto del mazzo che vi fate, che la scuola italiana versa in condizioni da eutanasia, ecco io volevo dirvi che avete ragione. Ma detto da voi assume un tono ridicolo, come i ministri italioti che dicono "stiamo uscendo dalla crisi"..
Il vostro problema è che non riuscite a vedere oltre: fare altri mestieri secondo voi è semplice? Io non conosco il tuo lavoro, ma tu hai mai provato ad immaginarne qualche altro tipo?
Cara maestra, so che il tuo lavoro è utilissimo e difficile. Proprio per questo la vogliamo trovare una maniera di metterci d’accordo senza scannarci? 
Perché ai colloqui mi sento dire “lei lavora troppo,forse non segue a sufficienza il bambino”, con il tono di spocchia che riservi alla colf quando trovi un'impronta sul vetro? Forse perché non hai mai provato cosa vuol dire chiedere il part-time per motivi di famiglia e sentirtelo respingere per motivi produttivi? Oppure perché non sai cosa vuol dire lavorare ad Agosto? Non riesco a capire: quando mi parli delle classi difficili da gestire sappi che tu lo fai per 9 mesi scarsi l’anno, poi ti fai la tua brava estate di vacanza, 3 mesi pagata.Sta ceppa, scusami eh! Chi fa un altro mestiere no, anzi in quei mesi deve pregare Louise Veronica Ciccone che i nonni/ baby sitter/familiari vari godano di una salute di ferro.Sennò sei panata e per il periodo che tu sei  col bibitone in spiaggia sbragata sul lettino io sono nella melma coi piccoli. 
Care insegnanti, il rischio che correte è quello di chiudervi nel vostro piccolo reame per colpa della vostra presunzione,e sappiatelo: mi fate parecchio pena. Perchè l’insegnamento, quello vero, so che è un’altra cosa, e ho le prove.
Caro insegnante, anzi ex-insegnante del liceo, sono una sua ex alunna, quella che le ha mandato una mail per ringraziarla. Per me è stata l'occasione di ricordare i tempi della scuola e quel professore dai capelli bianchi che, pure se solo all'apparenza, sembrava burbero e un po' arrabbiato appena entrava in classe. Ho sempre ricordato con piacere quel "prof." con una visione del mondo e delle cose controcorrente, che arrivava in classe con i quotidiani ed i classici della letteratura sotto il braccio, e insieme alla sua materia cercava di insegnarci un po' di vita. Ripenso con un sorriso ad alcune sue lezioni quando, a noi diciassettenni un po' punk con la collera in tasca che volevamo "fare le rivoluzioni col permesso dei carabinieri" (cit.) provava, magari prendendo spunto da una notizia a farci riflettere e ci spronava a non lasciare che qualcuno lo facesse per noi. Ricordo bene quello spirito un po’ contromano, quei discorsi che ci faceva per "risvegliarci". Quell'insegnamento non è caduto nel nulla: l'ho conservato e fatto mio durante questi anni e spero di trasmetterlo a figli e nipoti. Le ho scritto per ringraziarla, e non credevo mi arrivasse una risposta. L’ho conservata perché era troppo bella per cancellarla, e perché mi fa ricordare che grande lavoro fa DAVVERO un insegnante, con l’anima e col cuore, chi si è rimboccato le maniche anche davanti a scuole a pezzi, alunni teppisti, burocrazia all'ordine del giorno e colleghi che sanno solo fare scenografia. Per lei e per tutti gli altri come lei, che hanno amato e  amano il loro lavoro, fieri di essere chi porterà per mano gli adulti del domani, che sanno cogliere quelle sottili differenze nei loro alunni perchè non gli sono mai piaciuti i bambini tutti uguali, formato A4. Ogni tanto me la rileggo, e un pò dell'amaro che porto dentro passa.

“Grazie delle belle parole! Sono le parole (o i sentimenti, o i ricordi ) che ci fanno sentire vivi anche quando si comincia a declinare, specialmente quando ci si volta indietro ogni sera per vedere se dei nostri passi è rimasta qualche orma. Grazie ancora. Mi ha fatto un grande regalo. Le auguro una vita serena e dolce. Professor P." 

1 commento:

  1. "...Ti sei mai chiesta quante delle tue colleghe siano precarie, magari proprio quella con cui stai gomito a gomito in mensa, quella che si macina km. fra treno e auto, a cui genitori allucinanti fanno richieste assurde ma che cerca sempre di aiutare tutti? L’hai mai notata quella accanto a te, che fa la supplente o il sostegno e non si è lamentata tutto l’anno? Si è fatta un mazzo pazzesco a riunioni, consigli e comizi ancora un po’…Vive a 80 Km. da qui e se lo fa è perché ci crede, nel suo mestiere-barra-missione. Però la capisco se poi gettala spugna per la disperazione di sentirsi ogni giorno un pò di più un Don Chisciotte contro i mulini a vento." (cit.)

    Ti voglio troppo bene Sistah, grazie davvero per queste parole.
    Sono le persone come te, che la pensano così, a non farmi mollare nei momenti bui quando mi chiedo a cosa mi porterà tutto questo precariato. ♥

    Your Sistah♥

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